Dopo gli aumenti generalizzati dei prezzi cui abbiamo assistito nel corso del 2021 e del 2022, dalla materia prima alle lavorazioni meccaniche, dall’energia elettrica al gas, per non parlare del costo del denaro, molti clienti si sono rifocalizzati sul tema del costo del prodotto.

Come calcolarlo correttamente? Come essere sicuri che la marginalità sia adeguata alle necessità della nostra azienda? 

Abbiamo deciso di tornare su un tema che sembra quasi “antico” ma che, in queste condizioni di mercato, diventa addirittura “strategico”: la contabilità industriale, ossia quella disciplina che ci consente di calcolare correttamente il costo del prodotto per poi effettuare l’analisi di marginalità per prodotto o famiglia di prodotti, per cliente, per mercato. 

Il costo del prodotto è determinato principalmente da quattro voci:

  • il costo del materiale
  • il costo di trasformazione interno
  • le lavorazioni esterne
  • una quota di costi indiretti 

Preciso, anche se sembra superfluo, che parliamo del costo di produzione di una azienda manifatturiera. Pertanto, quanto diremo in seguito non è applicabile ad aziende commerciali o di servizio. O meglio, vale anche per questa tipologia di aziende ma con tanti distinguo, la cui trattazione si rimanda ad altro articolo. 

Il costo dei materiali

Prima regola d’oro: il costo dei materiali, dato da quanto riportato nella distinta base del prodotto, deve sempre essere aggiornato. Se questo non avviene, il costo non sarà mai reale. Conseguenza di ciò sarà il nostro viaggiare al buio rispetto alla redditività della nostra azienda.

Altra criticità è rappresentata dagli scarti di produzione, dagli sfridi e dalle non conformità di prodotto: tutti questi elementi vanno quantificati per avere un costo dei materiali corretto.

Il costo di trasformazione interno

Per ottenere il costo di trasformazione, ossia il costo esatto che l’azienda sostiene per produrre una unità di prodotto, è indispensabile costituire i centri di costo diretti, uno per ogni fase di lavorazione. Conoscendo il costo orario di ogni fase di lavorazione e quanti pezzi produco per ogni ora in quella fase, saremo in grado di migliorare notevolmente il calcolo. 

Ogni centro di costo diretto deve contenere come elementi essenziali:

  • il costo della manodopera diretta
  • il costo macchina

Quest’ultimo è composto da diverse voci, tra le quali l’ammortamento (o il canone di leasing), l’utensileria e il materiale di consumo, le manutenzioni, l’energia (o forza motrice). 

Tutti questi elementi concorrono alla formazione del costo orario di trasformazione, da inserire nell’ERP aziendale insieme ai tempi ciclo per fase di lavorazione, così da determinare il costo standard di trasformazione.

Il confronto tra i tempi standard e i tempi effettivi consentirà di effettuare un’analisi delle varianze tra il costo standard e il costo consuntivo di trasformazione interno

Le lavorazioni esterne

Le fasi di lavorazione che non vengono effettuate internamente all’azienda ma sono demandate all’esterno, sono più facili da quantificare perché sempre collegate a un prodotto finito dai movimenti di magazzino e dalle fatture di acquisto. Quello che bisogna ricordare è di verificare che il modello di costificazione di prodotto aggiorni costantemente i prezzi di acquisto in modo da non rischiare di perdere eventuali variazioni positive o negative.

I costi indiretti

Tra i costi indiretti da ribaltare sul prodotto si devono distinguere due categorie: i costi indiretti di produzione e i costi generali

I costi indiretti di produzione vanno raggruppati per centro di costo e, generalmente, vanno ribaltati sui centri di costo diretti in base ai driver più appropriati (ad esempio il n° di ore lavorate per fase, le quantità prodotte, ecc..). 

I costi generali vengono invece raggruppati in centri di costo di tipo funzionale (ad esempio ufficio commerciale, ufficio acquisti, amministrazione, ufficio IT, ecc.) che possono essere attribuiti direttamente al prodotto oppure ribaltati anch’essi sui centri di costo diretti. 

In conclusione, se i prezzi in acquisto continuano a variare, oscillando tra alti e bassi, come possiamo essere sicuri che la produzione avvenga ancora a prezzi inferiori a quelli di vendita?

Occorre avere una contabilità analitica molto precisa, sempre aggiornata, così da sapere in ogni momento se l’azienda produce o meno reddito.

In altre parole, bisogna essere certi che, se il prodotto viene venduto a 1 euro, i costi per produrlo siano inferiori. 

Facciamo un passo in avanti: è sufficiente che il prodotto costi 0,90 euro?

La differenza di 0,10 euro che rappresenta il margine copre tutti i costi che non sono stati considerati nell’analisi precedente, ovvero tutti i costi che non sono stati ribaltati sul prodotto, in maniera diretta o indiretta?

E, in caso di risposta affermativa, questo margine garantisce la giusta tranquillità per il futuro? Oppure il mercato, sempre dinamico, potrebbe fare brutte sorprese? E se il costo dell’energia aumentasse ulteriormente del 50% come accaduto qualche tempo fa? 

Da queste domande si intuisce come il controllo di gestione, di cui la contabilità industriale rappresenta un fondamentale tassello, sia oggi più che mai al centro di una buona gestione manageriale dell’azienda. Certo, da solo non basta a rendere l’azienda vincente, ma contribuisce molto bene ad un gioco di squadra con le altre funzioni che risulti vincente.


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